FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI
Viaggio nella poesia da Omero a Dante
Ideazione, regia e coreografia Rossana Longo
Testi da Odissea e Divina Commedia
In occasione del settimo centenario della morte di Dante (2021) la regista e coreografa Rossana Longo, in considerazione della conoscenza che il sommo poeta mostrò di avere dei classici greci e latini, ha pensato di mettere in scena lo spettacolo con l’intenzione di rintracciare il sottile legame tra Dante e Omero.
La chiave di volta di questo confronto è stato il personaggio di Ulisse, protagonista sia dell’Odissea che del ventiseiesimo canto dell’Inferno dantesco. Coniugando il linguaggio della danza, della musica e del teatro, l’autrice ha messo in parallelo le due visioni poetiche.
Nella ideale prima parte dello spettacolo, attraverso il racconto omerico delle peripezie dell’eroe greco, prendono corpo le sue caratteristiche intellettuali e caratteriali, quali l’intelligenza, la furbizia, la determinazione e il coraggio, mentre nella seconda parte la descrizione dantesca pone l’accento sul suo orgoglio che spazia fino a sfociare in una vera e propria “hybris”, la superbia che lo porterà alla morte.
Comune ad entrambi i poeti è il rilievo dato alla sete di conoscenza di Ulisse, che lo induce ad affrontare qualsiasi pericolo e a dimenticare persino gli affetti più cari, ma in Dante questo tratto, dominante nella complessa psiche di questo personaggio, lo spingerà a rimettersi in viaggio dopo il ritorno ad Itaca e a sfidare gli dei pur di arrivare dove all’uomo non è consentito, diventando fonte di perdizione.
Sembra essere un monito, quello di Dante, rivolto all’umanità: l’uomo non è stato creato per vivere nell’ignoranza, ma nella conoscenza (fatti non foste a viver come bruti) ma deve essere anche consapevole dei propri limiti e non sfidare le leggi della natura e di Dio.
La drammaturgia ideata prevede una voce narrante e l’interpretazione dal vivo di un attore che, ora in veste di Odysseus ora di Ulisse, sarà come Virgilio per Dante, accompagnando gli spettatori lungo il cammino tracciato.
Le musiche scelte sono quelle più consone ad esaltare le singole scene, prese dalle composizioni di Mahler, Liszt, Debussy, Verdi
Legàmi
Il “legàme” è il centro della vita di ogni individuo fin dalla fase prenatale. Come se fossero guardati attraverso la lente di un microscopio, i cromosomi, il DNA si muovono nello spazio e poi, con l’ausilio di strumenti insoliti per la danza che consentono di sfidare le leggi gravitazionali, ecco fluttuare l’embrione e il cordone ombelicale, primo e inestinguibile legàme tra madre e figlio.
Dopo la nascita, l’instaurarsi dei successivi importanti legami: con il compagno di giochi, con il proprio partner, legàmi che per funzionare necessitano di un perfetto equilibrio interpersonale e della pulsione d’amore insita in ogni uomo.
Tuttavia nella realtà di tutti i giorni è inevitabile osservare la parallela presenza di una categoria psicologica antitetica rispetto a quella del “legàme”, potrebbe essere denominata: lo “s-legàme”. Esso, a causa della profonda pulsione di distruzione insita in ogni uomo altrettanto quanto quella d’amore, si manifesta, per esempio: nel ricorrente atteggiamento di sopraffazione della donna “virago”; nel conflitto palese, che può sfociare financo nell’odio, nei confronti dei propri simili, specie se in qualche modo questi vengono percepiti “diversi” da noi. La conseguenza di tale atteggiamento non può essere altro che la solitudine, la quale sostanzialmente si esprime nell’assenza totale di “legàmi” ed è all’origine di tanto malessere esistenziale.
La scatenata e catartica tarantola finale lascia scorgere, tuttavia, una visione positiva della vita. Condividendo infatti il messaggio trasmesso dallo scultore norvegese Vigeland con il suo famoso gruppo granitico intitolato “Il cerchio della vita”, preso a simbolo dello spettacolo, la corale e coinvolgente danza sta a significare che l’uomo deve riscoprire il legàme dell’amicizia e della solidarietà, perché solo attraverso questo può ritrovare la capacità di superare qualsiasi ostacolo, riscoprendo sé stesso e, insieme agli altri, la gioia di vivere.
Dancing spirit
“Dancing spirit…alle origini del jazz”è uno spettacolo che vede come protagonista la musica americana, dalle sue origini gospels fino al jazz di George Gershwin.
La coreografa Rossana Longo si interessò allo spiritual e al gospel e più in generale alla cultura afro-americana fin dal 1998, allorchè elaborò la sua tesi di laurea sul coreografo americano Alvin Ailey e sulla black dance di cui questo era pioniere. In seguito, nell’arco delle sue ricerche musicali riguardanti la musica jazz, è stata colpita dai numerosi punti di contatto tra questo importante coreografo e il grande compositore George Gershwin; ciò l’ha indotta, volendo affrontare attraverso la danza il tema delle origini del jazz, ad utilizzare il linguaggio coreutico di questo grande coreografo.
Infatti, benchè usassero chiavi di espressione diverse, entrambi questi grandi artisti avevano attinto allo stesso patrimonio culturale e musicale ( i gospels, gli spirituals e i blues, tipici del mondo nero). Inoltre sia l’uno che l’altro appartenevano a famiglie povere e a minoranze etniche (Ailey era afroamericano, Gershwin ebreo di origine russa) e forse non è un caso che, penetrati da una profondissima coscienza della propria razza, ambedue siano riusciti a sublimare lo spirito di casta nello slancio artistico. Le loro opere hanno avuto così il merito di avvicinare diverse culture attraverso la voce che ognuno, nelle proprie creazioni, ha saputo dare alle oppresse minoranze etniche.
Ed ecco quindi che, con una forma espressiva di matrice jazz, contaminata da linguaggi propri dello stile neoclassico e del theater dance, la danza ci introduce dapprima nel mondo dei negri d’America al tempo della schiavitù, poi negli ambienti e tra i balli in voga negli anni in cui viveva Gorge Gershwin. Lo spettacolo si dipana infine in un alternarsi sia di interventi da parte di un attore nei panni del grande musicista e di una cantante interprete di alcune delle sue più belle e conosciute melodie, che di coreografie sulle note di famosi capolavori gershwiniani, Capolavori che possono ritenersi a ragione eredi della musica blues e che non sono stati solo l’emblema della musica jazz, ma anche l’espressione di una grande rivoluzione che vide conferire una imprevedibile dignità ad uno stile artistico: il “jazz”, fino ad allora considerato come “inferiore”.

lo sguardo oltre
L’interesse verso i diversamente abili, è sempre stato un campo di ricerca estremamente interessante, tanto più se l’obbiettivo è sperimentare, attraverso il linguaggio corporeo, le sensazioni che questi provano, rispetto alle persone “abili”,
tentando così di ridurre sempre più il confine tra la “normalità” e “anormalità”.
Partendo dal presupposto che denominatore comune tra vedente e non vedente, è proprio il linguaggio corporeo, si è cercato di utilizzare un linguaggio universale comprensibile a tutti.
Il punto di partenza di tale ricerca è stato quindi il mondo dei non vedenti, nel quale sono sviluppati in modo particolare altri sensi come quello uditivo e tattile.
La ricerca si è poi sviluppata cercando di rispondere ad interrogativi del tipo: come si muove nello spazio un non vedente, in che modo sviluppa il suo linguaggio corporeo, come danzerebbe?
E poi: che immagine ha costui della realtà ?Come sviluppa la sua sensibilità?
Rispondere a tali interrogativi ha comportato che coreografa- ballerini- musicista hanno dovuto re-immaginare la realtà cercando di percepire lo spazio senza alcun punto di riferimento visivo.
Dal piano puramente fisico, l’esame si è quindi spostato a quello interiore e sociale: in tale modo la cecità, interpretata nel suo significato morale e sociale, è apparsa come egoismo, come incapacità di vedere l’altro da sé, rendendoci inabili a relazionarci con gli altri.
Secondo tale interpretazione il non vedente, per il suo intrinseco bisogno degli altri, si dimostra più disponibile di chi, moralmente cieco, vive nel buio del proprio animo.
“LO SGUARDO OLTRE” si pone dunque come un insolito spettacolo in cui, attraverso un cammino sperimentale compiuto da coreografo, ballerini e musicista, si cerca, attraverso il linguaggio universale della danza di mettere a confronto la cecità fisica e quella psicologica, nella convinzione che la seconda, in misura di gran lunga maggiore rispetto alla prima, rende infelice l’uomo.
Lo spettacolo è dedicato a tutti i diversamente abili che hanno saputo dimostrare che , nessuna menomazione fisica può impedire all’uomo di “guardare oltre”.
Una parte della coreografia è stata presentata e premiata per la sua originalità dall’Accademia Nazionale di danza, dove la coreografa è laureata in discipline coreutiche –indirizzo danza contemporanea.
Lo spettacolo è legato ad una piccola mostra fotografica realizzata dalla non vedente Antonella Cappabianca, premiata dal fotografo Oliviero Toscani

mythos
Arianna e Teseo, Orfeo e Euridice, Eco e Narciso, Icaro, Amore e Psiche, Apollo e Dafne, Diana e Atteone, raccontano le loro vicende per bocca di un sopravvissuto che sembra giunto da lontananze ormai perdute. Così i protagonisti dei miti più famosi, risvegliati via via dai versi che gli antichi poeti hanno scritto per loro, prendono vita e più che apparire eroi, incapaci di districarsi nei loro labirinti interiori si impongono in tutta la loro umanità. La storia di questi, infatti, viene colta nell’attimo in cui pongono in essere l’atto fatale che si consuma attraverso l’istinto di disobbedienza verso la divinità e, in ultima analisi, attraverso l’inosservanza di categorie etiche destinata a trascinare l’uomo verso l’inesorabile perdita di sè.
L’iniziativa ha il merito di contribuire alla promozione del patrimonio culturale italiano, infatti lo spettacolo “Mythos” è intessuto nella drammaturgia rappresentata dai testi degli scrittori latini Apuleio e Ovidio; ma ha anche il merito di essere rivolto ad ampie fasce della popolazione, sia perchè si avvale del linguaggio universale della danza, sia perché attinge dalle pagine più belle della letteratura latina.
NOTA DEL COREOGRAFO:
Come nasce il Mito?
La spiegazione più semplice è che fosse la risposta data dagli antichi abitanti della Terra agli eventi a loro incomprensibili. I miti, inizialmente tramandati oralmente furono, nel corso dei secoli, ripresi e arricchiti dai poeti, studiati dagli storici, antropologi e sociologi, analizzati dagli psicologi. Essi quindi non potevano non suscitare una sorta di sottile fascino anche in chi, come il coreografo, si cimenta nella meravigliosa impresa di dare una propria lettura del significato intrinseco degli eventi, traducendola in un codice diverso da quello della parola detta o scritta.
Il linguaggio della danza contemporanea, che lascia spazio al significato del gesto quale estrinsecazione di stati d’animo, la scelta di brani musicali che include sia le melodie classiche sia quelle più moderne, a sottolineare l’“atemporalità” del mito, stanno ad indicare l’intenzione di dare rilievo all’universalità dei temi in esso trattati.
danzopera
Dopo il grande successo ottenuto nel precedente spettacolo “E lucean le stelle…l’opera in danza” in cui le pagine più ineffabili di grandi autori vissuti a cavallo dell’Unità d’Italia, quali Verdi, Puccini e Rossini, hanno preso vita creando La Traviata, Madama Butterfly e la Tosca, Rossana Longo, torna sul linguaggio dell’opera lirica, scegliendo di trattare il tema del verismo italiano contenuto nella CAVALLERIA RUSTICANA, sempre attraverso l’inusuale linguaggio della danza.
Un unico tema, quindi per tutto il primo atto, un unico dramma, quello di Santuzza, che scopre, dopo essere stata sedotta da Turiddu, di essere stata altresì tradita, oltraggio non accettabile per una donna siciliana dell’epoca non ancora maritata.
E dunque, la narrazione, attraverso la creazione coreografica, si fa danza dei sentimenti e sottolinea marcatamente i caratteri dei protagonisti che vivono la Sicilia dei primi del novecento: Turiddu, un uomo viziato, che non si cura dei sentimenti della sua donna; Santuzza, una donna forte ma anche ingenua, e soprattutto vendicativa, dopo la scoperta del tradimento; Lola, una seducente e seduttiva che si compiace dell’interesse maschile; Alfio, uomo semplice e onesto, ma anche geloso e vendicativo e mamma Lucia, la vera regista degli accadimenti drammaturgici, la vera donna siciliana, che, pronta a difendere fino alla morte il figlio Turiddu, tesse le fila della storia, inconsapevole del destino tragico che li attende.
Dunque protagonista del primo atto, è il DRAMMA, raccontato, nel rispetto della tradizione, da un’angolazione nuova. Questa è rappresentata dal linguaggio della danza che, più di ogni altro può, attraverso il gesto e il movimento coreografico, trasmettere allo spettatore l’emozione che scaturisce dalla straordinaria musica di Pietro Mascagni.
Nel secondo atto, una ripresa de “Il Barbiere di Siviglia”, già rappresentato “E lucean le stelle…l’opera in danza”, si cambia totalmente registro: la satira dell’opera buffa è ancora più accentuata dal linguaggio coreografico in un’attenta analisi dei personaggi che li rende quanto mai attuali.
Al tema drammatico del tradimento e della gelosia si sostituisce la commedia degli equivoci e dei qui pro quo che vede protagonisti una Rosina effervescente quanto intraprendente, un romantico Lindoro, e il protagonista assoluto, Figaro, il barbiere di Siviglia, tanto sfaticato quanto affaccendato negli intrighi amorosi che, incalzato da Lindoro, e allettato dalla ricompensa che il conte gli fornirà, riuscirà nell’intento di far convolare gli amanti verso l’inevitabile happy end finale.
“Il mio intento principale è stato quello di trovare una nuova dimensione dell’opera lirica, che ha così modi di esprimersi attraverso la prototipica gestualità della danza e di enunciare una nuova profondità dimensionale.
La fluidità del racconto riesce a condurre con levità anche lo spettatore nuovo a questa forma d’arte, attraverso il dramma prima e la divertente commedia dopo, dalla catarsi alla liberazione, dal dolore al sorriso, in un “unicum” che solo la danza sa offrire nella poesia del movimento”.
Cavalleria Rusticana e Il Barbiere di Siviglia, serio e faceto, melodramma e opera buffa, in unico spettacolo emozionante, avvincente ed esilarante!
OTHELLO IN DANZA
SINOSSI
Due famose opere liriche vennero scritte sulla tragedia del Moro di Venezia: l’Otello di Gioachino ‘Rossini – composta nel 1816 – e la versione di Giuseppe Verdi; rappresentata per la prima volta nel 1887. Proprio dal capolavoro di Verdi, del quale ricorre la celebrazione del 200° anniversario dalla nascita, dalla sua struggente musica, nasce e si sviluppa lo spettacolo, tra i versi appassionati di Shakespeare, in un allestimento. originale e ricco di pathos. I cuori def presenti in sala rimarranno estasiati da questo turbine di sentimenti.
S…PARTITI PER LA DANZA
E lucean le stelle
SINOSSI
“E lucean le stelle” rappresenta, per la coreografa, un viaggio sentimentale nell’opera lirica italiana, alla riscoperta dei caratteri dei nostri eroi e antieroi. Esso, tuttavia, è anche uno spettacolo dove musica e danza, fondendosi, diventano strumento per ripercorrere costumi dei secoli passati, e mostrare al pubblico l’attualità delle emozioni e dei sentimenti in essi sottesi.
Grazie alle intramontabili musiche di compositori quali Verdi, Puccini e Rossini, si vogliono infatti evidenziare i caratteri dei protagonisti di Traviata, Madama Butterfly, Tosca e il Barbiere di Siviglia.
Dunque una kermesse delle arie intramontabili delle pagine più belle scritte dai nostri autori di cui l’intento è sottolineare la drammaticità del destino che accomuna le tre protagoniste femminili: Tosca, Cio Cio San e Violetta, che diventano così delle “eroine” di tutti i tempi. Infatti la rilettura di queste opere, che la coreografa compie attraverso la danza, non prende in considerazione la totalità delle storie in esse raccontate, ma soprattutto quella parte che evidenzia la gelosia di Floria Tosca, la devozione di Cio Cio San o l’altruismo di Violetta. Si vuole sottolineare così che i sentimenti che spinsero queste donne fino all’estremo sacrificio, al di là delle modalità in cui furono manifestati, consone ai costumi delle epoche di cui sono espressione questi personaggi, sono sentimenti che non conoscono limiti di tempo né di spazio.
Non manca però l’ilarità dei personaggi rossiniani le cui caratteristiche sono sempre attuali: l’uomo traffichino pronto ad escogitare piani per aumentare le sue sostanze, la ragazza scaltra e maliziosa che riesce ad ottenere quello che vuole, il vecchio innamorato e geloso della giovane. In questo caso la coreografa ha scelto appositamente un’opera buffa per trasporre una storia cantata su una musica scritta due secoli or sono, utilizzando il linguaggio della danza del terzo millennio.
Rossini…Rossini!
Invito alla Stampa
La compagnia di danza Il Cerchio e il Centro di Roma
con il patrocinio del MUNICIPIO XII
presenta
“rossini…rossini!”
Musica, teatro e danza del genio pesarese
Ideazione, regia e coreografia Rossana Longo
Testi: Gemma Costa
Roma– Descritto dai numerosi biografi in molte maniere come ipocondriaco, umorale e collerico oppure preda di profonde crisi depressive, ma pure gioviale bon vivant, amante della buona tavola e delle belle donne, Gioachino Rossini è stato indubbiamente un personaggio le cui opere sono il riflesso del suo stile di vita.
Di fatto egli musicò decine di opere senza limite di genere, dalle farse alle commedie, dalle tragedie alle opere serie e semiserie, costituendo materiale di studio per tutti gli autori musicali a lui contemporanei e successivi. Rossini ha rappresentato, soprattutto in riferimento alle opere del genere comico-farsesco, un portentoso ed ineguagliato paradigma musicale.
La narrazione e la presentazione delle opere rossiniane più significative avviene attraverso il racconto degli attori Andrea De Bruyn e Gemma Costa (anche autrice del testo), che vestono i panni di Rossini e della sua seconda moglie Olympe Pelisser, una modella e cortigiana francese conosciuta in un atelier del pittore Horace Vernet che, innamorata del non più giovane musicista, lo accompagnerà fino alla morte.
Il loro è un rapporto tenace e costante, corroborato dall’amore per la musica che Rossini condividerà con la moglie la cui vicinanza sarà anche la sua linfa vitale.
I danzatori, Chiara Cencetti, Gabriele Comparato, Alice D’Angelo, Angelica Dini, Valentina Lori, Benedetta Manzotti, Yari Molinari, Sofia Zambotto, prendono vita come le note musicali su uno spartito o come i tanti personaggi della commedia dell’arte, che tanto inspirarono il nostro autore e che tanto hanno divertito il pubblico per quasi 2 secoli.
E dunque, come l’umorismo ha sempre contraddistinto il primo Rossini, cosi in tutto lo spettacolo aleggia un senso di ironia che però lascia posto, sul finire della sua esistenza, a un senso di frustrazione, causa principale del suo rifiuto a comporre altro che delle bagatelle musicali, da lui stesso indicate come “peccati di vecchiaia”.
Si può cosi dire che il Guglielmo Tell, l’ultima sua opera, sia anche il suo “testamento”, come se la musica si assumesse il compito di stimolare il riscatto del genere umano dalle tante tirannie e oppressioni avvenute nei secoli: la danza non può far altro che supportare, rinforzare, sostenere, unirsi alla musica per esaltarla con tutti i linguaggi dell’arte.
“Il mio intento principale – afferma l’ideatrice e autrice dello spettacolo Rossana Longo, a corollario comune delle sue ultime creazioni – è stato quello di trovare una nuova dimensione dell’opera lirica, che ha così modo di esprimersi attraverso la prototipica gestualità della danza e di enunciare una nuova profondità dimensionale.
La fluidità del racconto riesce a condurre con levità anche lo spettatore nuovo a questa forma d’arte, attraverso il dramma e la divertente commedia, dalla catarsi alla liberazione, dal dolore al sorriso, in un “unicum” che solo la danza sa offrire nella poesia del movimento”.
Perché la musica e la danza, che affondano le loro radici nella nostra cultura, conoscano la massima divulgazione, raggiungendo tutti gli strati della nostra società.
Amor divas
La petite Séduction
Adatto ad un pubblico vastissimo, lo spettacolo ha come tema principale la SEDUZIONE in ogni sua piccola sfaccettatura.
Prendendo spunto dal repertorio musicale pop ispirato alle regine del Pop inglese e americano Beyonce, Madonna, Lady Gaga, Rihanna, nonché dalle colonne sonore più affascinanti di film musicali, LA DONNA è vista come creatura che incarna la seduzione in ogni suo aspetto, seducendo o sedotta dall’uomo che ne è amabilmente catturato .
I DANZATORI cattureranno il pubblico tra danza, light show e musiche immortali nella storia senza tempo del “La petite Séduction”
“La petite Séduction”
PRIMA PARTE (30 minuti circa)
- “Vogue” (sfilata iniziale con costumi d’epoca) tutti la compagnia
- “Like a Virgin” (assolo femminile)
- “Burlesque”(solo donne)
- “Omaggio a Byonce” (assolo uomo e a seguire tutte donne)
- “Tango “Santa Maria” dal film Shall we dance (tutta la compagnia)
- “Never Enough” dalla colonna sonora The great showman (passo a 2)
- “City of the stars” dal fim La la land (solo donne)
- “All that Jazz” dal musical Chicago (tutta la compagnia)
SECONDA PARTE (30 minuti)
- “Laser show” (tutta la compagnia)
- “I will survive” omaggio a Gloria Gaynor (solo donne)
- “Cinema Italiano” dal film Nine (solo donne)
- “Diamonds” dal film Moulin Rouge (solo donne)
- “Come what may” dal film Moulin Rouge (passo a 2)
- “El tango de Roxanne” dal film Moulin Rouge (tutta la compagnia)
- “Be italian” dal film Nine (solo donne)